martedì 6 dicembre 2016

I segni del fuoco

   Una passeggiata sotto monte Cofano in una di queste calde giornate autunnali, salendo da Cornino fin sotto il costone roccioso a sinistra della grotta Mangiapane, e su per la stradina sterrata tra le piante di palma nana, è stata rivelatrice del disastro provocato dal fuoco incendiario (sicuramente estivo). 
   I segni degli incendi sono evidenti a toccare quasi le villette costruite incautamente fin quassù dove, peraltro, si gode una vista bellissima sul golfo di Bonagia e su Cornino, e sono rivelatori di quanto devastante possa essere la mano dell'uomo quando è rivolta contro la natura.


 A Cofano gli incendi si ripetono puntualmente ogni estate distruggendo quel che resta della gariga a palma nana e allarmando gli abitanti di Scurati e di Cornino con preoccupazione e rassegnazione dei villeggianti ormai abituati ad atti di questo tipo.
   Dalle immagini potete voi stessi rendervi conto del disastro ambientale provocato dai piromani o da chi altro osa attentare alla salute del patrimonio naturale di questo luogo.  

mercoledì 24 agosto 2016

Cofano e Maria Santissima di Custonaci

   L’idea di scrivere un post sulla Madonna di Custonaci nasce dalla lettura del volume “Le glorie di Maria Santissima Immacolata sotto il titolo di Custonaci” scritta da Giuseppe Castronovo (1814-1893) e ripubblicato nel 2010 in occasione dei festeggiamenti della Madonna (un gradito regalo che mi è stato offerto da amici). 
   La lettura del testo ha avvalorato la mia convinzione di quanto gli antichi culti legati a monte Cofano siano inscindibili da quelli di Erice nel cui territorio viene da tempo onorata la Santissima Vergine Madre custodita nel Santuario di Custonaci, anzi si può dire che si rifanno alla stessa matrice rituale.
   La Madonna di Custonaci costituisce, forse, l’elemento religioso unificante di maggiore entità per le popolazioni dei comuni limitrofi che si riconoscono in Erice o Monte San Giuliano come loro nucleo originario. 
Custonaci, Santuario della Madonna: altare centrale
   Il culto di questa Madonna, che ha attraversato secoli, è tutt’ora molto forte ed ogni anno le vengono dedicate solenni feste sia a Custonaci che ad Erice  (ma anche nel resto dell’hinterland trapanese).
   I festeggiamenti ricadono nell’ultima settimana di agosto e culminano il mercoledì dello stesso mese. Per l’occasione nei cortiletti delle case ericine ricordo che vengono addobbati gli “altari” con le Madonne e che anche a Custonaci è previsto un programma all'insegna della tradizione, della cultura e dello spettacolo.    

giovedì 18 agosto 2016

L'offerta turistica

   E’ certamente un fattore positivo che al turismo balneare tipico della costa che da Bonagia arriva fino a San Vito Lo Capo, forte fonte di reddito per l’economia locale, dopo l’istituzione della riserva  dello Zingaro e di Monte Cofano, si sia aggiunto anche il turismo di tipo ambientale che incrementa ulteriormente l’attività ricettiva e di sviluppo turistico della zona.
   Il territorio limitrofo delle due riserve è dotato di una buona ricettività turistico-alberghiera e le bellezze paesaggistiche sono incomparabili ma, oltre alla natura e al mare altre motivazioni invogliano i visitatori a soggiornarvi: conoscere i siti di interesse storico-archeologico dislocati in tutto il trapanese, gustare i piatti della tradizione locale,  assaggiare i dolci tipici e bere i nostri vini. 
   Per una buona promozione territoriale e per offrire un pacchetto turistico più variegato, le località costiere dell’ericino da anni organizzano e pubblicizzano (anche con riscontri molto positivi) diverse manifestazioni.
San Vito Lo Capo
A San Vito Lo Capo, da maggio a fine settembre gli eventi e le feste si verificano periodicamente. A fine maggio si inizia con il Festival Internazionale degli aquiloni, segue la Festa di San Vito (1-15 giugno), il “Tempu ri capuna” o pesce lampuga (prima metà di settembre) che è una rassegna dedicata al pesce azzurro e il “Cous-cous day” (seconda metà di settembre), quest’ ultimo, di rilevanza internazionale, nato per allungare la stagione balneare estiva. Questa rassegna gastronomica è nata nel 1998 ed ha per protagonista il cous-cous, tipico piatto arabo che nella cucina trapanese è a base  di pesce ma che si presta a ricette in cui viene proposto con altre varianti (verdure, carni, legumi). 
   Ma ci sono anche altri appuntamenti con rassegne legate alla promozione del territorio e anche una rassegna letterale e un evento musicale dedicato al jazz. La scorsa estate, a Custonaci, 
preparazione delle sfincie
 durante una festa paesana, ho assaggiato un dolce che nel trapanese viene preparato per le festività natalizie: la 'sfincia'. 

piatto di sfincie condite
   A fine agosto a Custonaci e ad Erice, per più giorni, ci sono i festeggiamenti per la Madonna (iniziano con lo sbarco a Cala Buguto a Cornino e terminano con i fuochi d'artificio)    
   Queste sono solo alcune delle tante iniziative turistiche nate per promuovere la parte costiera nord-occidentale del trapanese.
nave punica, M. Archeol. Marsala
teatro di Segesta



A queste si aggiungono le rappresentazioni teatrali di Segesta e musicali della Villa Margherita a Trapani (per l’intera estate), che, unitamente ai musei e ai monumenti di Trapani, Marsala, Mazara, ai siti archeologici (Mozia, Selinunte, Segesta) e storico-medievali come Erice (uno dei luoghi più incantevoli della Sicilia occidentale) rendono questo territorio molto richiesto per il turismo culturale.
Erice, bottega medievale
Erice, stradina lastricata
   In conclusione penso che si possa dire con certezza che i percorsi naturalistici, se confezionati unitamente a quelli storico-monumentali, culturali in genere ed enogastronomici in particolare, possono offrire al turista una visione più completa del territorio e rappresentare un’ulteriore occasione per il decollo dell’economia locale, ultimamente un po' sofferente.

martedì 12 luglio 2016

Lo stato di salute della vegetazione siciliana

   Attualmente lo stato di salute della vegetazione di alcuni ambienti naturali in Sicilia non è decisamente buono, e sono pochi i casi in cui  si possono individuare aree ben conservate o perché sono state protette in tempo o perché sono scampate agli incendi quasi sempre di tipo doloso (più difficilmente dovuti all’autocombustione).  
parco delle Madonie, Isnello 
  In genere il manto vegetazionale originario di cui la Sicilia in passato era ricca, non esiste più in forma compatta ed estesa e la sola constatazione di questo fenomeno negativo è sufficiente per accorgersi di quanto siano vere, seppur drammatiche, le parole di Chateaubriand: “La foresta precede l’uomo, il deserto lo segue”, che mai per nessun’altra regione sono state più appropriate.
   Il depauperamento delle risorse vegetazionali è stato per secoli un evento lungo e inarrestabile che è continuato fino ai giorni attuali.
  Quanto alle cause che hanno determinato o accelerato il degrado, sono stati soprattutto gli interventi deleteri dell’uomo come l’introduzione delle colture, il pascolo e l’urbanizzazione a provocare la distruzione di vaste aree di vegetazione di cui la Sicilia era coperta.
Madonie, quercus suber
  Ma negli ultimi decenni è a causa, soprattutto, di fenomeni di distruzione come gli incendi che i climax principali della vegetazione mediterranea sono ormai raramente riscontrabili in forma integra.
   Nel trapanese, nella stagione estiva e in presenza di forte vento di scirocco, gli incendi sono diventati sempre più frequenti dentro la Riserva dello Zingaro e su monte Erice con la distruzione di ettari di vegetazione mediterranea (gariga e pineta). Il ripetersi del fenomeno annualmente allerta gli enti preposti alla sicurezza e costringe all'evacuazione gli abitanti delle zone investite dal fuoco.
monte Erice, vegetazione su roccia
   Il fenomeno, affinché possa decrescere, ha certamente bisogno di controlli più accorti e mirati all’individuazione degli attentatori il cui reato contro l’ambiente è giusto venga perseguito. Non mi pare che le norme vigenti siano al momento severe. 
   Il 16 giugno 2016 abbiamo assistito al clamoroso incendio che è arrivato fino a Cefalù. Gravi ferite sono state inferte all’ambiente e al patrimonio boschivo e sono state danneggiate anche strutture produttive e molte abitazioni; il fuoco è arrivato anche sul lungomare.
Cefalù sul mar Tirreno
Cefalù, il Duomo
  Nell’arco di decine di anni gli incendi hanno mutato anche l’aspetto originario del Cofano facendogli assumere una fisionomia più aspra e selvaggia a causa della riduzione progressiva della vegetazione, un tempo più numerosa e variegata.

   Solo in qualche zona marginale e accidentata si trovano residui di querceti, di lecci, di olivastro, di pistacchio o di frassino che un tempo facevano parte di fasce più estese andate bruciate.     
   Il paesaggio vegetale del monte ha subito delle trasformazioni riducendo anche la presenza degli esemplari della flora, che un tempo connotavano le sue pendici e della gariga nel lato Sud-Ovest del monte.
 villette ai margini della riserva
   Inoltre è stato a causa di un’azione umana sconsiderata e di una politica miope verso l’ambiente che, a Cornino, la costruzione di villette si è spinta fin sotto la base del monte distruggendo parecchie formazioni di gariga a palma nana e ad ampelodesma.







mercoledì 29 giugno 2016

Riserve naturali in Sicilia

   Le Riserve in Sicilia sono state costituite per i vari aspetti morfologici e vegetazionali che caratterizzano le aree in cui sono nate (vegetazioni di tipo montano, ripariali o idrofile).
saline di Trapani
   Si potrebbero annoverare tutte le peculiarità delle riserve siciliane ma risulterebbe un elenco troppo lungo così la scelta è caduta solo su alcune di esse.
   Sull’isola di Lampedusa, una delle riserve più pubblicizzata nelle trasmissioni televisive, viene protetta la tartaruga marina caretta caretta, iniziativa esemplare che coinvolge personale addetto alla preservazione della specie.  
  Particolarmente interessante è la riserva marina dell’isola di Ustica,  per il patrimonio faunistico e per la vegetazione dei suoi fondali, unici in Europa per bellezza e ricchezza di fauna ittica  
   L’isola di Capo Passero è diventata riserva perché costituisce un unicum geologico in quanto formata da calcarei fossili. 
   La riserva di Vendicari, nel siracusano, costituisce un raro esempio di ambiente palustre e una delle zone umide più importanti della Sicilia, ma anche nelle saline di Trapani e Paceco nidificano moltissimi uccelli acquatici, e nella riserva cresce anche una flora particolare.
saline di Trapani, malvone maggiore
fungo di Malta

   Il Bosco d’Alcamo, nel trapanese, deve la sua peculiarità al fatto che è il lembo residuo di quella che era un tempo una sughereta autoctona, ampiamente, comunque, rimboscata e ricostruita. 
bosco d'Alcamo: 
euforbia caracias
Quest'area, anche se rappresenta un ecosistema artificiale non pervenuto alla fase di equilibrio inalterabile, costituisce pur sempre  il risultato di un esperimento ben riuscito.
   


Zingaro: palma nana 
   Per ultime, non certo per evidenziarne una minore importanza, ricordiamo le riserve dello Zingaro e del Cofano, nelle quali sopravvive la palma nana e nidificano uccelli  molto rari.
  Nell’elenco delle riserve naturali siciliane quelle allocate nel territorio di Trapani, oltre a quelle appena nominate, sono: Isole dello Stagnone di Marsala, Foce del Fiume Belice e dune limitrofe, Isola di Pantelleria, Grotta di Santa Ninfa, Lago Preola e Gorghi Tondi, e le Egadi (riserva marina).
Egadi, isola di Marettimo




sabato 28 maggio 2016

Allarme coturnice

   La coturnice di Sicilia è un grande patrimonio della fauna siciliana e, con un po’ di fortuna, si può avvistare dentro la riserva di Monte Cofano. In genere preferisce le zone rocciose con poca copertura erbacea, e gli ambienti naturali della riserva sono l’ideale. Si nasconde tra le rupi e la vegetazione ad ampelodesma preferendo starsene in disparte.
disegno V. Peralta: la coturnice di Sicilia
  Oltre a Monte Cofano l’area della sua frequentazione riguarda Capo San Vito, l’altra riserva dello Zingaro, Monte Sparacio e Monte Inici. 
   Da qualche decennio è stato lanciato un allarme riguardo la sua sopravvivenza con un appello per la protezione e conservazione della specie.
   La Commissione Europea, che finanzia progetti specifici con lo scopo di proteggere le specie a rischio d’estinzione e di migliorarne la vita negli ambienti naturali degradati o inquinati, ha da tempo preso iniziative in tal senso. Nella ‘direttiva’ sugli uccelli emanata dalla stessa, la coturnice di Sicilia è una specie che rientra tra quelle che devono essere protette.
   Secondo tale ‘direttiva’ si legge che la popolazione della coturnice siciliana sta diminuendo per la scarsa tutela dell’ambiente in cui essa vive. Da qui l’allarme motivato che si è levato da ogni dove.   Per realizzare il progetto, prima di miglioramento dell’ambiente in cui vive e poi della  riproduzione e difesa della coturnice stessa, si stanno realizzando una serie di azioni mirate. Per sapere quali potete collegarvi  con   www.coturnicedisicilia-progettolife.net

venerdì 27 maggio 2016

La Cappella del Cavaliere

   Scendendo da Valderice in direzione Custonaci si può percorre la strada interna che passa per le Rocche di Rumena, e lì, in uno spiazzo, si incontra la Cappella del Cavaliere (di architettura arabo-normanna, restaurata dopo anni di abbandono).
la Cappella del Cavaliere
  La cappella era destinata ad accogliere il quadro della Madonna di Custonaci durante i trasporti  da Custonaci ad Erice e viceversa, documentati dal 1568 al 1936. 
Prende il nome dal Cavaliere Rizzuto proprietario del fondo agricolo, originariamente si trovava in una trazzera ed era un luogo simbolo per i fedeli del culto della Madonna di Custonaci. Lì vicino c’è anche un bevaio, uno dei pochi autentici dell’agro valdericino. Aiuole e sedili di pietra rendono il luogo favorevole alla sosta. 
il bevaio
   Il panorama in fondo è occupato da monte Cofano. Infatti da questo luogo è possibile ammirarlo in tutta la sua bellezza mentre, più in basso, è possibile notare le cave di Custonaci, conosciute perché da esse si estrae il perlato di Sicilia. Per chi ama conoscere la storia del territorio, un luogo questo che bisogna assolutamente andare a vedere da vicino.
panorama
macchia mediterranea  

centranthus ruber
 Intorno uliveti e vigneti, villette e vegetazione spontanea di tipo mediterraneo. Un po' prima  delle Rocche di Rumena, di recente, ho scoperto un'edicola, ma non so a chi sia stata dedicata. 
edicola

venerdì 6 maggio 2016

Escursione in cima

  A monte Cofano fare un'escursione fino in cima è molto impegnativo, in compenso, arrivati sulla sommità, a 659 m s.l.m. si può godere una magnifica vista. La salita è accessibile ma non c’è un sentiero tracciato per intero, che io ricordi, e la sua praticabilità è affidata alle esperienze degli escursionisti. Consiglio di non avventurarsi mai da soli, ma accompagnarsi a esperti che possano fare da guida e dare soccorso in caso di cadute o scivolate. 
  Aggregandomi ad un gruppo esperto, ho provato questa esperienza anni fa, oggi non la ripeterei, vuoi per la simpatica compagnia che non saprei come rintracciare, vuoi anche perché non mi sento più così sicura e determinata da arrampicarmi sulle rocce. 
   I gruppi di solito salgono a partire dal baglio Cofano, ubicato nel versante Est a quota poco più di 260 slm. 
  Il sentiero mira direttamente alla sommità pur consentendo, almeno nelle pareti meno scoscese, delle soste. Sul lato esposto a Nord-Est c'è un tratto in verticale e, in quel  punto la salita diventa pericolosa dovendo utilizzare la corda per scalare la roccia. Chi ne conosce l’esistenza lo supera con l' attrezzatura adeguata e procedendo  con prudenza.
   Sulla sommità c’è un piccolissimo spazio sul quale si può sostare per rinfrancarsi dell’affaticamento e per ammirare il  panorama che si apre allo sguardo.

  La vista dispensa scenari suggestivi sul mare e sulla terraferma. Del tutto strana la presenza di una cisterna per la raccolta delle acque piovane: il sito non è ancora stato sottoposto ad una indagine storico-archeologica approfondita.
  Allungando lo sguardo in lontananza, se l’aria è limpida, il paesaggio lascia senza parole: a Nord-Ovest le isole Egadi che con i loro promontori rocciosi spuntano dal mare una dietro l’altra; a Ovest Monte Erice che, imponente, si innalza dalla costa a chiudere  la visuale; a Nord Capo San Vito che si protende in lungo sul Tirreno, e a destra e a sinistra, guardando in giù, i litorali di Cofano e di Bonagia che determinano la linea di costa nei due golfi omonimi.




  

mercoledì 27 aprile 2016

Monte Cofano

   Dedico questo primo post a Monte Cofano che, con il litorale ericino, rappresenta uno scrigno di ricchezze in cui si coniugano natura, storia e cultura.        
   Tutto il blog contiene notizie riguardanti la sua Riserva e, in particolare, la flora e le specie botaniche in essa contenute.
  Mi dedico da diversi anni a questo lavoro e, sicuramente, il numero delle notizie raccolte potrà arricchirsi con dati più aggiornati e con nuove immagini fotografiche, obiettivo a cui continuerò a dedicarmi. Mi auguro che anche così possano suscitare interesse e curiosità e divenire uno stimolo a visitare fisicamente il sito per verificare da vicino l'importanza del patrimonio in esso custodito.   
   Tra i luoghi verticali della Sicilia occidentale Monte Cofano è certamente il più affascinante e suggestivo anche se poco noto al grande pubblico perché all'ombra della ben più famosa Erice. Raramente appare sulle riviste, sfugge anche alle promozioni turistiche che sono più interessate a pubblicizzare nei circuiti internazionali la spiaggia di San Vito Lo Capo.            
   Eppure questo monte solitario che fronteggia il mare dominando la costa, così aspro nella sua natura, conserva un fascino unico e ancora, in parte, da scoprire.

Monte Cofano
 Antropizzato fin dalla preistoria, nonostante sia stato frequentato fino ad epoche storiche più recenti, è rimasto un posto isolato, fuori dal tempo.   Il valore ambientale e il grado di varietà botanica lo fanno gareggiare con lo Zingaro, con il quale è in continuità territoriale per rappresentanza floristica e faunistica.