L’evidenza
archeologica di maggiore interesse nell’area della Riserva di Monte Cofano è
quella rappresentata dal sito che si trova sulle pendici
Nord-orientali del monte, a circa 50 m s.l.m., sul pianoro sopra la vecchia
tonnara. Nonostante si pensi che possa contenere un potenziale archeologico di
grande valore, il sito non è stato mai esplorato ed è rimasto esposto a facili
saccheggi.
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la cisterna |
Al momento, a
meno che non venga avviata una campagna di scavi che possa mettere in luce
elementi chiarificatori, resta molto difficile una esatta identificazione
storica dei ritrovamenti. I resti rinvenuti risalgono ad insediamenti
fortificati che, molto probabilmente, attraversando varie epoche storiche, sono
stati utilizzati da diversi popoli.
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la scala |
Secondo gli
studiosi è molto probabile l’ipotesi che il luogo sia da inserire tra le
fortificazioni cartaginesi
che controllavano questo tratto di costa durante la prima guerra punica.
Infatti i resti esistenti sul monte, per la posizione strategica che occupano,
sembrano maggiormente riferibili ad un roccaforte militare piuttosto che ad un
insediamento vero e proprio.
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il passaggio |
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da qui il controllo sul mare |
Il sito
comprende: una cisterna, una scala scavata nella roccia, un passaggio segreto
sotterraneo, una porta angolare, la base di un’ara, un sistema di terrazzamenti
e terrapieni. Sono stati ritrovati anche numerosi pezzi di ceramica.
Il secondo
sito è quello che si trova sotto il monte Cofano, pure sul lato Nord-Ovest,
propriamente sulla costa davanti la quale veniva calata la tonnara. In questa
località, infatti, è stato individuato il luogo dove veniva prodotto il garum,
una salsa derivante dalla macerazione del pesce. Sul posto, in
prossimità del mare, sono state ritrovate vasche scavate nella roccia le quali
venivano utilizzate per la lavorazione del pesce. Data, poi, l’esistenza della
tonnara, è probabile che anche i tonni venissero sfruttati per produrre il garum.
I diversi frammenti di anfore rinvenuti nei pressi
delle vasche e gli altri reperti scoperti nei fondali antistanti ci confermano
che la produzione del garum, che era molto richiesto dai marinai
che solcavano il Mediterraneo, aveva sviluppato una forte attività locale.
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salatura del pesce |
Il garum si
preparava in questo modo: in una tinozza di legno si collocava in fondo uno
strato di aromi naturali quali rosmarino, salvia, finocchio selvatico, e sopra
si impostavano dei pesci, possibilmente alici (senza togliere le interiora). Si
componevano in questo modo diversi strati. Si lasciava macerare il tutto per
una ventina di giorni, rimestandolo di tanto in tanto. Il liquame che veniva
fuori era il garum. I Romani lo apprezzavano molto e ne erano ghiotti.
La
conservazione del pesce sotto sale, per lo più sgombri, sarde e acciughe, ma
anche tonno, è praticata nell’industria conserviera ittica; anticamente anche nelle famiglie
siciliane si usava questo metodo di conservazione del pesce.
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