Attività economiche del territorio

mucche al pascolo libero
I settori dell’economia locale sono molteplici e comprendono l’agricoltura, la pesca, la zootecnia, la pastorizia, l’artigianato e per ultimo, ma non certo per numero di addetti e per profitti, il turismo di cui abbiamo già detto.
  Molto sviluppata è anche l’attività estrattiva che annovera numerose cave sparse in tutto il territorio e che si collocano anche nei pressi di Monte Cofano.

cava abbandonata a Cofano
Custonaci basa la sua economia fondamentalmente sull’estrazione e sulla lavorazione del marmo tanto da essere nota in tutto il mondo come importantissimo centro di produzione marmifera. 

Anche se molte cave sono state abbandonate, l’area, infatti, costituisce uno dei più importanti bacini marmiferi d’Italia e d’Europa, sia per la consistenza dei giacimenti, sia per la qualità e la varietà dei marmi, sia, infine, per il volume annuo estratto e lavorato. Tra le numerose varietà di marmo esistenti in Sicilia, il “perlato” estratto esclusivamente a Custonaci, è il marmo siciliano più richiesto nel mondo, ma non bisogna dimenticare il “botticino”, marmo anch’esso molto ricercato, entrambi prelevati dai calcari giurassici che affiorano sui rilievi attorno all’abitato, dove sorgono numerose cave e segherie. 
   Prima della crisi dell'inizio millennio le cave di Custonaci in esercizio erano circa una cinquantina con stabilimenti di lavorazione del marmo e botteghe. L’industria del marmo dava lavoro a più di 4.000 unità, praticamente all’intero paese, con una produzione media annua di circa 500.000 tonnellate. Il 90% del marmo prodotto veniva esportato con un giro d’affari medio annuo consistente. Le principali aree destinatarie del prodotto erano: i Paesi Arabi, l’Estremo Oriente compresa l’India e l’Australia e poi gli Stati Uniti e il Canada, l’Europa ovviamente, la Russia, il Nord Africa e ultimamente anche alcuni Paesi dell’America Latina come il Brasile. La crisi economica mondiale degli ultimi anni ha avuto effetti anche sul commercio del marmo con la diminuzione delle commesse e le ricadute sono state preoccupanti per l’intero comparto per cui i dati di prima hanno subito delle riduzioni  di numero e non corrispondono più.
la palma nana

un lavatoio in pietra locale
  Quanto all’artigianato, nel custonacese occupa un posto secondario e, oltre ad essere legato alla lavorazione del marmo, è conosciuto anche per i lavori in ferro battuto e per i prodotti eseguiti con i palmizi. La lavorazione della palma nana, pur essendo una tradizione molto antica, tramandata di generazione in generazione, viene esercitata solo dagli anziani.
mucche in un allevamento
Nei paesi di tradizione essenzialmente rurale, come Valderice, Castelluzzo e anche la stessa Custonaci, una voce che ancora ha una valenza, per quanto riguarda le attività legate alla campagna e alla montagna, è quella degli allevamenti e della pastorizia che si praticano ancora negli antichi bagli e nei locali delle nuove costruzioni adibiti a masserie, sparsi sia in pianura che in collina, dove si producono ricotta e formaggi.
agro ericino e le sue coltivazioni
   L’agricoltura, che in passato ha rappresentato l’aspetto più saliente delle attività produttive di tutto il territorio ericino, ormai è diventata un’ attività poco redditizia, ancora legata a metodi tradizionali. Le contrade comprese nell’area costiera tra Valderice e San Vito lo Capo hanno sempre avuto una campagna ricca di agricoltura che in passato era rivolta più alla produzione del grano, macinato nei numerosi mulini ormai abbandonati.
Oggi, in particolare, occupa un posto notevole la coltivazione dell’ulivo, come testimoniano i diversi oleifici esistenti in zona, da S. Andrea fino a Castelluzzo, continuando una tradizione millenaria. Da sempre, infatti, l’ulivo è stato coltivato lungo le rive del Mediterraneo rappresentando una fonte di ricchezza per i popoli che hanno apprezzato le qualità del prezioso prodotto.
   Il settore della pesca occupa pochi addetti mentre fino a pochi decenni fa l’attività dava lavoro a parecchie famiglie  perchè erano attive tutte le tonnare esistenti sul litorale (oggi l’unica che getta le reti per questo tipo di pesca è quella di San Cusumano dove il tonno viene inscatolato sul posto). Bonagia  fu un tempo un centro molto rinomato per la pesca del tonno come sta a testimoniare l’esistenza dei numerosi edifici che costituivano il vasto complesso della tonnara.
interno tonnara Bonagia
tonnara di San Cusumano


Le tonnare erano dislocate lungo tutta la costa siciliana e costituivano una delle attività economiche più diffuse in Sicilia, in quanto, seppure stagionalmente tenevano occupati molti pescatori locali. 
Le reti della tonnara venivano calate anche sotto il Monte Cofano tra la costa e lo scoglio dello Scialandro. La tonnara di Cofano non ebbe mai grossa fortuna e le stagioni di pesca si alternavano a lunghi periodi di inattività. Di proprietà dei duchi di Castel di Mirto fu abbandonata perché era ritenuta meno redditizia della tonnara di Bonagia, anch’essa di proprietà della stessa famiglia. E’ stata attiva fino al 1950.
   Un prodotto tipico del tratto di mare compreso tra Bonagia e San Vito Lo Capo è ancora il corallo rosso, nei secoli passati noto in tutto il Mediterraneo per la sua ottima qualità tanto da essere considerato l’oro rosso di questo mare. Il corallo vive ancora in questi fondali e può facilmente succedere che qualche sub scendendo in profondità ne avvisti un rametto; esattamente nei fondali antistanti Monte Cofano, che sono rocciosi e ripidi, su qualche spuntone roccioso si può trovare ancora il corallo rosso. 

Nessun commento:

Posta un commento