sabato 28 maggio 2016

Allarme coturnice

   La coturnice di Sicilia è un grande patrimonio della fauna siciliana e, con un po’ di fortuna, si può avvistare dentro la riserva di Monte Cofano. In genere preferisce le zone rocciose con poca copertura erbacea, e gli ambienti naturali della riserva sono l’ideale. Si nasconde tra le rupi e la vegetazione ad ampelodesma preferendo starsene in disparte.
disegno V. Peralta: la coturnice di Sicilia
  Oltre a Monte Cofano l’area della sua frequentazione riguarda Capo San Vito, l’altra riserva dello Zingaro, Monte Sparacio e Monte Inici. 
   Da qualche decennio è stato lanciato un allarme riguardo la sua sopravvivenza con un appello per la protezione e conservazione della specie.
   La Commissione Europea, che finanzia progetti specifici con lo scopo di proteggere le specie a rischio d’estinzione e di migliorarne la vita negli ambienti naturali degradati o inquinati, ha da tempo preso iniziative in tal senso. Nella ‘direttiva’ sugli uccelli emanata dalla stessa, la coturnice di Sicilia è una specie che rientra tra quelle che devono essere protette.
   Secondo tale ‘direttiva’ si legge che la popolazione della coturnice siciliana sta diminuendo per la scarsa tutela dell’ambiente in cui essa vive. Da qui l’allarme motivato che si è levato da ogni dove.   Per realizzare il progetto, prima di miglioramento dell’ambiente in cui vive e poi della  riproduzione e difesa della coturnice stessa, si stanno realizzando una serie di azioni mirate. Per sapere quali potete collegarvi  con   www.coturnicedisicilia-progettolife.net

venerdì 27 maggio 2016

La Cappella del Cavaliere

   Scendendo da Valderice in direzione Custonaci si può percorre la strada interna che passa per le Rocche di Rumena, e lì, in uno spiazzo, si incontra la Cappella del Cavaliere (di architettura arabo-normanna, restaurata dopo anni di abbandono).
la Cappella del Cavaliere
  La cappella era destinata ad accogliere il quadro della Madonna di Custonaci durante i trasporti  da Custonaci ad Erice e viceversa, documentati dal 1568 al 1936. 
Prende il nome dal Cavaliere Rizzuto proprietario del fondo agricolo, originariamente si trovava in una trazzera ed era un luogo simbolo per i fedeli del culto della Madonna di Custonaci. Lì vicino c’è anche un bevaio, uno dei pochi autentici dell’agro valdericino. Aiuole e sedili di pietra rendono il luogo favorevole alla sosta. 
il bevaio
   Il panorama in fondo è occupato da monte Cofano. Infatti da questo luogo è possibile ammirarlo in tutta la sua bellezza mentre, più in basso, è possibile notare le cave di Custonaci, conosciute perché da esse si estrae il perlato di Sicilia. Per chi ama conoscere la storia del territorio, un luogo questo che bisogna assolutamente andare a vedere da vicino.
panorama
macchia mediterranea  

centranthus ruber
 Intorno uliveti e vigneti, villette e vegetazione spontanea di tipo mediterraneo. Un po' prima  delle Rocche di Rumena, di recente, ho scoperto un'edicola, ma non so a chi sia stata dedicata. 
edicola

venerdì 6 maggio 2016

Escursione in cima

  A monte Cofano fare un'escursione fino in cima è molto impegnativo, in compenso, arrivati sulla sommità, a 659 m s.l.m. si può godere una magnifica vista. La salita è accessibile ma non c’è un sentiero tracciato per intero, che io ricordi, e la sua praticabilità è affidata alle esperienze degli escursionisti. Consiglio di non avventurarsi mai da soli, ma accompagnarsi a esperti che possano fare da guida e dare soccorso in caso di cadute o scivolate. 
  Aggregandomi ad un gruppo esperto, ho provato questa esperienza anni fa, oggi non la ripeterei, vuoi per la simpatica compagnia che non saprei come rintracciare, vuoi anche perché non mi sento più così sicura e determinata da arrampicarmi sulle rocce. 
   I gruppi di solito salgono a partire dal baglio Cofano, ubicato nel versante Est a quota poco più di 260 slm. 
  Il sentiero mira direttamente alla sommità pur consentendo, almeno nelle pareti meno scoscese, delle soste. Sul lato esposto a Nord-Est c'è un tratto in verticale e, in quel  punto la salita diventa pericolosa dovendo utilizzare la corda per scalare la roccia. Chi ne conosce l’esistenza lo supera con l' attrezzatura adeguata e procedendo  con prudenza.
   Sulla sommità c’è un piccolissimo spazio sul quale si può sostare per rinfrancarsi dell’affaticamento e per ammirare il  panorama che si apre allo sguardo.

  La vista dispensa scenari suggestivi sul mare e sulla terraferma. Del tutto strana la presenza di una cisterna per la raccolta delle acque piovane: il sito non è ancora stato sottoposto ad una indagine storico-archeologica approfondita.
  Allungando lo sguardo in lontananza, se l’aria è limpida, il paesaggio lascia senza parole: a Nord-Ovest le isole Egadi che con i loro promontori rocciosi spuntano dal mare una dietro l’altra; a Ovest Monte Erice che, imponente, si innalza dalla costa a chiudere  la visuale; a Nord Capo San Vito che si protende in lungo sul Tirreno, e a destra e a sinistra, guardando in giù, i litorali di Cofano e di Bonagia che determinano la linea di costa nei due golfi omonimi.